sabato 2 maggio 2020

Le origini oscure della FIAT



Non sapevo nulla di cavalleria e nobiltà torinese, e anche il tenente Federigo Caprilli, per me, era un illustre sconosciuto con un nome un po’ curioso. Non così, ovviamente, quello del senatore Giovanni Agnelli sr. Ma ho un po’ imparato a riconoscere la prepotenza nei suoi vari camuffamenti e so cosa significa agire in barba al luogo comune.


Ebbene, questo ufficiale insolito perché non votato alla carriera né all’obbedienza cieca, e forse è la stessa cosa, solo seguendo intuito e passione, capovolge le secolari convinzioni della Scuola di cavalleria di tradizione sabauda fino a ristabilirne i canoni. Lo ostacolano, ma nulla possono contro il successo innegabile delle sue innovative quanto logiche tecniche. Respingere l'ortodossia, il fondamento degli insegnamenti. Molte sono le donne che cadono ai suoi piedi, soprattutto quelle infelici dei più alti, altissimi, eccelsi ranghi sociali. Lui rimane fedele solo a sé stesso e all’amicizia con l’ex-commilitone Emanuele Cacherano di Bricherasio e la sua famiglia. Sarà proprio questi, di nobile ascendenza valdese (ma inviso ai Savoia) e di idee illuminate, a concepire, come un sogno, la rivoluzione dei trasporti con la produzione in serie di autovetture, adoperandosi alla ricerca di soci e di capitali. La voce giungerà a un capace imprenditore della seta, il senatore Giovanni Agnelli, che riuscirà in poco tempo a capovolgere gli equilibri e le strategie a suo favore. L’autore ripercorre aneddoti, romanza puntuali citazioni storiche e prende senza dubbio le parti dei due protagonisti, il cui triste e misterioso epilogo si celebra all’ombra della fondazione del colosso torinese.



Non sappiamo quanto ci sia di verità, e dovremmo intervistare anche la controparte prima di decidere. Nel frattempo, ci si può ben accontentare di una lettura sagace e affascinante, intrisa appena in un umorismo mai eccessivo, stupefacente nel narrare quanto cauta nello svelare quando giunge il momento. E alla fine si rimane con una punta d’amaro per l’ennesimo mistero non-mistero, e titubanti per il teorico complotto.


Ma io sono più ottimista di nonno Caponetti: tutti raccogliamo il fio, ma non è detto che gli altri lo sappiano.