In principio fu il tema

La domanda più bella, e più difficile, che mi hanno fatto, è stata:
"Quando hai iniziato a scrivere?"
È stata una domanda così incisiva che neanche ne ho compreso subito la portata. In effetti, dal mio punto di vista, ho sempre dato per scontato il fatto di avere qualcosa da dire: solo che non lo dicevo, non finché non ho iniziato a scrivere. E gli altri come avrebbero potuto accorgersi? Un errore per nulla banale dal quale non si sta mai troppo in guardia.
Riflettendo, la mia storia di scrittore è iniziata con i compiti in classe di italiano, quando due o tre delle più toste professoresse che ho avuto la fortuna di avere (una delle quali ha ancora oggi la pazienza di seguirmi in questa avventura), ci investivano di titoli così impegnativi che non era possibile affrontarli se non mettendo a dura prova sia le proprie qualità ma soprattutto il proprio impegno.
Questa è la prima differenza: pensare che il talento, vero o presunto, sia sufficiente, e non serva un allenamento autentico e costante . È ovvio che non è così, anche se mi ci è voluto un bel po' per capirlo.
È seguito un epistolario approfondito con persone importanti della mia vita: non solo fidanzate o ragazze ma anche, ancora una volta, ex-professori, qualche amico; persone attraverso le quali cercavo di tirare fuori quello che sentivo, purtroppo non dico nascosto, ma accuratamente al riparo di convenzioni e abitudini sedimentate. Dolori e frustrazioni confidati con l'accuratezza di un novello Ortis o Werther, si fa per dire!
Quindi è venuto il momento delle relazioni all'Autorità Giudiziaria: anni e anni a raccontare nel dettaglio fatti e storie criminali in modo da mettere in condizione chi doveva leggere (e giudicare, ma non per mettere un voto!) di capire cos'era successo. Ricordo l'attenzione con la quale misuravo le parole, togliendo invece di aggiungere, nella convinzione di ridare loro valore, e così ai tempi, ai periodi. Una cura qualche volta fraintesa da chi considerava questo stile una mancanza invece che un valore aggiunto.
È seguito un impegno nella Rappresentanza Militare che mi vide, per un intero mandato, addetto alla preparazione delle delibere da portare in Consiglio, spesso nella confusione delle sedute, e così costretto, ancora una volta, a riportare, nella maniera più immediata possibile, i problemi di varia natura che, di volta in volta, i colleghi ci riportavano. Ed è stata sanzionata la mia scelta precisa già nella mia storia, con il rifiuto del burocratese che, a mio avviso, impediva ai più la consapevolezza della portata delle nostre comunicazioni.
Su tutto, c'è una palestra ininterrotta di persone di ogni tipo, estrazione sociale, provenienza, lingua, età, sesso; persone che, per decenni, mi hanno raccontato storie su storie costringendomi al riassunto e alla sintesi immediata ma sempre con il preciso scopo di riportare fedelmente ciò che, in fede, mi avevano appena detto, ognuno secondo la sua personale capacità di spiegarsi. Storie spesso solo in apparenza uguali, in realtà diverse l'una dall'altra anche quando combacianti. Ho imparato che veramente la realtà supera la fantasia!
Le famose denunce, i famosi verbali: il mio personale Show, don't tell, più real che mai. Una routine continua che mi ha permesso di affinare, giorno dopo giorno, la necessità di sintesi insieme a quella di essere compreso, mentre stavo inconsapevolmente preparando la mia cassetta degli attrezzi per l'esordio autentico nella vergatura della carta bianca.
Sempre sono stato accompagnato dall'amore per la lettura, dalla curiosità, dall'emozione nel seguire una bella storia, sia stata un film, un racconto a fumetti o un libro, e nel raccontarla, fosse solo a voce. Quando fui pronto, tutto questo si manifestò in un disegno compiuto e notai il bando di gara per un concorso letterario. Vent'anni prima fu lo stesso, ma non ne seguì l'impegno e l'applicazione costante di cui dicevo all'inizio: quell'atteggiamento mentale che, unico, consente di conseguire qualsiasi risultato.
E così, dovendo scrivere un racconto con certe caratteristiche e di una certa durata, soprattutto a una prossima scadenza, dovetti inventare qualcosaIl maresciallo Maggio era nato, e con lui la mia carriera di scrittore, anche se ancora non lo sapevo.
In effetti, iniziò alla stessa maniera anche la mia carriera di padre, ma questa è un'altra storia...

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