Qualcuno che ti protegga





















Parigi, 1947. René ha poco più di vent'anni e vive accampato in un seminterrato. Lavora come mozzo, dice lui, in una rivista di ricerca storica parigina, Liberté!, che gli permette di seguire la sua passione per la storia contemporanea.

Ha un rapporto difficile con la madre Stella, un'insegnante di danza che si è fatta in quattro per crescerlo nella Parigi occupata, schivando con abilità i rastrellamenti degli Ebrei, e soffre per la mancanza del padre mai conosciuto.
Quando il suo giornale riceve la notizia di clamorose rivelazioni sui Ranger che conquistarono la casamatta a Pointe-du-Hoc, Henri, il capo-redattore, lo invia sul posto per approfondire.
A sostenere questa ipotesi oltraggiosa della memoria dei vivi e dei morti, è un certo Gaillard. "Non tutti i Ranger furono eroi", dice, "perché io passai la giornata del 6 giugno nascosto dai bombardamenti in una capanna, in compagnia di uno di loro". René ha sempre ammirato l'operazione di quel manipolo di coraggiosi, ma non può esimersi dal ricercare la verità in quella storia.
Da qui, sullo sfondo della Terza Commemorazione dello Sbarco, René, a cavallo di due continenti, troverà inaspettatamente l'abbrivio per risolvere in maniera definitiva i molti nodi della sua esistenza.

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INCIPIT
Scrivere la Storia
«Dai René, tocca a te. Muoviti, su. Non deludermi, eh!»
Così dicendo, Henri Fournier, il Redattore Capo, mi passò il foglietto dalla sua grossa mano. Lo presi e lo lessi. Lui mi fissò ancora per qualche secondo, il capo un po’ di sbieco, poi rimise il sigaro in bocca e mi diede le spalle, tornando alla sua scrivania dietro la porta trasparente del suo ufficio. Riconobbi per l’ennesima volta la fibbia di ferro delle bretelle rosse tra le sue scapole. Ogni volta che mi dava un incarico, concludeva con Non deludermi, eh! come se in realtà non si attendesse altro da me che l’ennesima delusione. Sul foglietto c’era scritto: Prepara il pezzo per la commemorazione, cinquanta righe, una foto, pagina sette. Commemorazione? La mia espressione doveva essere molto eloquente, perché Marie, la segretaria, che aveva osservato tutta la sequenza ed era abituata ai modi di Henri, parlò prima che potessi aprire bocca.
«Il 6 giugno, la commemorazione a Pointe-du-Hoc, René. Sei l’unico a non saperlo. Stanno ordinando il materiale che hanno trovato dalla fine della guerra, roba da riempire tre o quattro musei. Anche il governo si sta interessando.»
La guardai più o meno come avrebbe fatto un pesce lesso. L’unico a non saperlo. Lo dici tu. La commemorazione annuale dello Sbarco a Pointe-du-Hoc, una delle tante celebrazioni in quella terra che era diventata celebrazione essa stessa. Tre anni erano passati ed era come se fossero stati un solo giorno. Tutti ricordavano benissimo, tutti sapevano cos’era successo. I soldati venuti da lontano erano stati veramente eroici, oltre la propaganda e le loro intenzioni. Sembrava che la Normandia fosse stata creata solo per accoglierli un giorno, permettere loro di compiere gesta immortali e salvarci tutti. Avevano cambiato le sorti del mondo intero, c’era poco da dubitarne. Come dimenticare?
«Lo so, lo so. Solo non mi aspettavo che mandasse me.» Cercai di riprendermi.
«Sa che hai studiato storia. Forse è arrivato il tuo momento, che dici?» Marie cercava sempre di incoraggiarmi. Credo che lei mi vedesse sempre un po’ con la testa per aria. In effetti era così che mi sentivo: sotto osservazione, sempre a dover dimostrare qualcosa.
«O magari ha promesso il pezzo a qualcuno dei suoi amici ma non ha nessuno da mandare.» Marie non rispose. «Ma non fa niente, non ti preoccupare. Certo che ci vado.»


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