lunedì 18 novembre 2013

"Due" Omicidi per il Maresciallo Maggio, recensione


L'interessante parere del mio amico Fausto. Prima di tacciarlo di servilismo, bisogna sapere che non lo vedo (né lo sentivo) dall'ottobre 1983. Il muro di Berlino era ancora alto e solido e anche il maresciallo... Zampa era di là da venire! Mah. Tempus fugit.
N.B.: se non avete letto il libro, e avete intenzione di farlo, consiglio di rimandare la lettura di questo post!
Grazie, Fausto, amico di quattro o cinque vite fa.



Premessa.
Uno dei miei scrittori preferiti è Patrick O'Brian. E' (nel caso che tu 
non lo conosca) l'autore di una serie di 20 romanzi storici, che hanno 
poi portato ad un film, "Master and Commander", di una decina di anni 
fa. Un autentico maestro del genere. Mi è venuto in mente perché ad un 
certo punto del decimo romanzo ('Ai confini del mare') uno dei 
protagonisti si trova nella mia stessa situazione, ovvero offrire un 
parere sulla composizione di un amico. Mi permetto di citarti il brano:

"<<[...] Vi sono obbligatissimo per il vostro suggerimento.>> Ma non 
occorreva una grande intuizione per capire che non era convinto [...]. 
Aveva mostrato la lettera a Maturin in parte quale segno di fiducia e di 
stima, essendogli sinceramente affezionato, e in parte affinché Maturin 
potesse lodarlo e possibilmente aggiungere qualche frase ben tornita. 
Come la maggior parte degli scrittori di normale costituzione infatti, 
Martin non sapeva che farsene delle opinioni sincere a meno che non 
fossero completamente favorevoli."

Immaginando quindi che tu faccia parte della maggioranza di scrittori di 
'normale costituzione', affronto il compito di mandarti un'opinione con 
un pò di titubanza... :-)

Ho letto quella che ho capito essere la tua opera prima "Doppio omicidio 
per il Maresciallo Maggio". L'ho scaricata ieri sera e l'ho terminata 
pochi minuti fa (si, sono un lettore veloce). Scrivo quindi di getto, 
senza troppo rifletterci e andando a braccio.

Vediamo: il romanzo è senza dubbio realistico, quasi prosaico. Dà 
l'impressione riflettere una realtà effettiva, provata di persona (e se 
non è così, complimenti per l'effetto raggiunto).
I fatti vengono mostrati piano piano, senza colpi di scena, il che è 
secondo me un pregio: nella realtà certe 'carrambate' non si verificano 
spesso, anzi.
Il protagonista arriva alla verità tramite un lavoro di routine, di 
analisi dei dati e di ricerca dei fatti. Niente colpi di genio, solo 
osservazione e riflessione. Anzi (altra cosa che considero un pregio), 
alcune cose gli sfuggono e saltano fuori grazie ad alcune osservazioni 
dei colleghi. Nessun signor faccio-tutto-io, ma lavoro di squadra. E 
niente mezzi eccezionali (1).

Oltretutto mi pare che la struttura regga: non vedo buchi di trama o 
cose che non possano essere spiegate. I fatti che Maggio scopre sono 
conseguenza delle notizie che raccoglie, non invenzioni dell'ultimo 
minuto. Oddio, il colpo di scena (alla fine) c'è, con la scoperta che  (...), ma è un fatto a cui portano le 
indagini.
Caso mai mi chiedo: una volta scoperto che ha ucciso Ciro, che 
provvedimenti vengono mossi a carico suo e della sorella? Nel testo si 
glissa su questo punto. Immagino che non ci fossero prove sufficienti 
per un provvedimento, ma forse avresti dovuto accennare qualcosa.

In effetti, l'unica cosa che mi ha un pò disturbato nel racconto è un 
certo senso di moralismo che appare ogni tanto. Ad esempio la frase alla 
fine del capitolo X:
"... quasi a volersi nascondere anche davanti all’obiettivo della 
macchina fotografica e, non potendolo fare, a voler nascondere l’anima 
malsana e la coscienza sporca."
Forse è una mia pecca di pensiero, ma ho la ferma convinzione che al 
mondo i buoni e i cattivi non esistano. O per essere esatti non credo 
che esistano i buoni. Dell'esistenza dei cattivi abbiamo fin troppe prove.

Ecco, se c'è un difetto nel romanzo è questo, l'impressione che dà di 
ragionare per stereotipi: gli zingari brutti e cattivi, gli ebrei 
maneggioni, gli americani belli, biondi e atletici, i colleghi 
arrivisti, i superiori a 90 gradi con la stampa, i politici di sinistra 
contro le forze dell'ordine, i giornalisti disposti a tutto per un 
"pezzo"...
Non sto parlando di opinioni, sia chiaro, ma di tecnica di scrittura 
(per le opinioni dovremmo vederci di persona, magari davanti a una 
birra... A molte birre) (2).

Trovo invece molto positiva la mancanza della resa dei conti finale: non 
c'è la bella scena, tipica dei racconti all'americana, in cui il collega 
presuntuoso viene svergognato davanti a tutti (la carriera rovinata e 
gli intrighi svelati), il superiore è costretto a riconoscere la bravura 
del sottoposto (magari giurando vendetta), e il protagonista glorificato 
e promosso. Niente happy ending, insomma, ma solo la consapevolezza di 
aver portato a termine un lavoro, pestando per giunta qualche callo nel 
cammino.

E, (grazie, Signore, grazie!!) la bella Kate NON finisce a letto con 
Maggio!!! Non ne posso più di vedere l'eroe e la bella che convolano a 
giuste nozze (o a giusto sesso).

In conclusione, il tuo lavoro mi ha dato un'impressione molto migliore 
di quella che ho avuto da libri di autori affermati a livello 
internazionale, o campioni di vendita qui da noi. Ad esempio 'Io uccido' 
di Faletti è meno convincente, sia come trama, che come personaggi, che 
come descrizione delle indagini. Stesso dicasi per 'Il respiro del 
drago', di Michael Connelly, tanto per fare due nomi dei quali non 
voglio più leggere nulla.

Al contrario di quello che penso dei racconti del Maresciallo Maggio.

Ciao, e dacci dentro... Per quel poco che capisco, sei sulla buona strada.

Fausto

(1) Ricordo ancora una puntata di Starsky & Hutch: i due inseguono un 
malvivente che fugge, e chiedono per radio un elicottero, concesso sui 
due piedi. Accanto a me una coppia di carabinieri, ospiti dell'albergo 
di mio padre, reagiscono all'istante: "Ah-ahaa-haaa!! Un elicottero, 
come no! Se mi azzardo IO a chiedere un elicottero mi mandano alla 
neuro... ".

(2) In ogni caso è nulla davanti allo sciovinismo di cui dà spesso prova 
Rex Stout nei romanzi di Nero Wolfe.

Ed ecco la mia risposta:
"Si capisce che sei un lettore attento, bene. I suggerimenti da letture attente fanno piacere nel senso che mi sono utili più di qualche complimento. Biosgna essere autolesionisti per piccarsene. E poi sono un esordiente, e ho bisogno di sapere cosa gli altri trovano in quello che scrivo, per me è quasi impossibile capirlo.
Vediamo:
il finale è stato un po' ragionato, i due sono scappati e finisce lì. Si intuisce che sono stati identificati, le loro azioni denunciate e quindi... come succede in tanti casi, più di così non si può.
Io volevo creare un personaggio che facesse quello può, e arrivasse fin dove riesce, senza super poteri né genialate, Se l'hai trovato così mi fa piacere. Alcune cose sono strumenti narrativi e ogni autore crea le storie come più gli aggradano, anche per me è una forma di libertà; alcuni ingredienti sono però necessari. Io sono andato un po' a braccio.
La cosa dello sguardo nascosto nelle foto è una di quelle che ancora mi emozionano quando mi rileggo (ecco perché necessito del parere degli altri) come quella del ragazzo sudato: cose che ho visto, se sembra affettata, la riconsidererò sotto questa ottica.
I colpi di scena mancanti per alcuni hanno significato noia, io avevo voluto costruire la trama così; nel secondo ho cercato di fare diversamente; nel terzo... beh, è ancora presto per dire qualcosa. Ho costruito anche i personaggi come li vedevo in questa vicenda, non volevo stereotiparli, anzi: il fatto è che li ho visti in quel modo. Sono una sublimazione della mia esperienza aggiustata per le esigenze narrative.
Il rapimento è stato un puro espediente narrativo, dovevo motivare Jaki e Bruno.
I superiori... non ti voglio annoiare, ho un rapporto conflittuale di amore-odio con i miei superiori e con la gerarchia in genere e sono spesso al limite della sopportazione. Un po' è carattere, un po' cose obbiettive, un po' conflitti paterni... ma non volevo personalizzare la storia per altri fini.
Mi piace dire che i miei personaggi sono "Berardiani" di estrazione, se hai letto Ken Parker, ma zampeschi in affermazione.
Mi hai detto belle cose, soprattutto molto utili.
Grazie."

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