Per essere precisi, forse avrei dovuto dire "stampare". Eh già, perché l'argomento è proprio quello: come preparare il vostro manoscritto per la tipografia. Sorrido al pensiero
che troppo spesso, parlando con persone digiune di scrittura ben più di me, mi sia sentito rivolgere domande sulla pubblicazione dei miei libri come se, per l'interlocutore, ideazione, editing, pubblicazione e stampa fossero più o meno la stessa cosa, con ciò mettendo tutto nello stesso calderone. Chi è autore, in particolare gli indie come me, sa distinguere l'ideazione dalla scrittura, dalla correzione, dalla formattazione fino alla pubblicazione (digitale o meno) del testo; fasi successive impegnative almeno quanto quella della creazione in senso stretto.
Ecco il perché di questa articolata premessa.
Dunque, avete il vostro bel tomo, frutto di tanti sacrifici, lo sapete quasi a memoria da quante volte l'avete riletto, tanto che vi dimenticate di aver già fatto quella correzione e già tolto quella ripetizione, e tornate a controllare solo per accorgervi che è proprio finita: né voi né i vostri probiviri potete più cambiare neanche una virgola.
Ahimé, non è affatto finita, anzi! È il momento di impaginare e occhi attenti dovranno ricominciare dall'inizio, setacciando tutto ciò che non può andare in stampa.
Il mio consiglio, se non l'avete già fatto, è di salvare una copia chiamandola con lo stesso titolo ma aggiungendo "correzione bozze" in fondo: il file si piazzerà nella stessa cartella sotto all'originale e li avrete tutti e due a portata di mano. Consiglio anche di aggiungere il titolo nell'intestazione (cioè nel campo "Intestazione/Piè di pagina") per aver sempre presente che si tratta di una bozza. Stampata una copia cartacea, muniti di penna rossa, potrete cominciare a setacciare il testo.
Per impaginare un testo ci vorrebbe, appunto, un programma di impaginazione testi come ne hanno gli editori: capiscono tutto e, di conseguenza, fanno tutto. Noi indie, per la maggiore, ci dobbiamo accontentare, in genere, di Word, Page (per gli snob della Mela!) e cose del genere. Però si può fare lo stesso mettendo la dovuta attenzione.
Io uso Word, mi trovo bene perché ha molte potenzialità, anche se qualche volta ben nascoste dai programmatori. Per esempio, ho faticato per trovare le virgolette che volevo (i cosiddetti "caporali") perché me li trasformava in virgolette inglesi. Cose che capitano ma soprattutto che si risolvono con una buona dose di lubrificante e molta, molta pazienza.
Dò per scontato che il carattere (font) usato sia già di vostro gradimento: io sono tornato al Times New Roman, un classico, dal Garamond (non leggibilissimo, secondo me) ma vanno benissimo anche altri come, per esempio, il Book Antiqua. L'importante è che siano chiari e non stanchino l'occhio del lettore.
La fiction prevede un rientro di prima riga (una volta si diceva semiblocco), la non-fiction nessuno (blocco). Io l'ho impostato a 0.5 cm. (anche per il capoverso, cioè il primo rientro del paragrafo o del capitolo); può essere maggiore o minore, potete fare delle prove ma mi sento di dire che non si può variare molto. Qualcuno mette il blocco al capoverso e poi prosegue col semiblocco per caratterizzare le proprie edizioni e non è certo vietato: ripeto, l'importante è la chiarezza e la coerenza nello stile.
Ecco più o meno come apparirebbe la bozza del mio "Doppio Omicidio" nelle mani di un editor:
Sia il carattere che il paragrafo variano da editore a editore, siccome un indie è un editore lui stesso, può decidere come meglio crede, sempre con la finalità della chiarezza e della caratterizzazione del libro.
Anche la punteggiatura nel discorso diretto varia da editore a editore: basta confrontare il proprio testo con un Mondadori, un Piemme e un Feltrinelli, per esempio, per rendersene conto subito. Non c'è una regola, è una forma di libertà anche questa. Io, nel discorso diretto, prediligo che la punteggiatura segua le pause e le inflessioni del discorso e, così come metto una virgola durante la frase, metto il punto alla fine e poi chiudo le virgolette.
Un'ultima precisazione: gli editori non ammettono vedove (hanno un passato ma non un futuro) e evitano gli orfani (niente passato, ma futuro sì): per cui è vietato pubblicare l'ultima riga di un paragrafo a pagina nuova e puzza pubblicare la prima riga e proseguire a pagina nuova.
Ho cercato di sintetizzare la mia esperienza, e spero che possa tornare utile a qualcuno.
Al termine potrete vergare il fatidico "visto si stampi" e passare la copia dall'altro lato della scrivania, dove potrete ritirarlo dalle vostre mani per caricarlo nella piattaforma prescelta. Io ho pubblicato i miei quattro titoli con Create Space, curando anche tre delle quattro copertine con il loro Cover Creator. Se si ha bene in testa cosa si vuol dire, credo si possono avere risultati soddisfacenti. Non ho nessun motivo per essere scontento, anzi ho ricevuto risposte rapide e puntuali ogni volta che ho avuto bisogno: basta ricordarsi che loro sono il supporto e noi gli editori, per cui non bisogna investire loro di questioni che non possono risolvere.
E allora: buon lavoro!
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