lunedì 10 marzo 2014

Gli invasatiGli invasati by Jack Finney
My rating: 5 of 5 stars

Non so se sia un capolavoro, ma quattro stelle mi sembrano poche. L'idea fanta-politico-scientifica percorsa delle menti invasate (=controllate) da esseri superiori è ricorrente, affascinante e suggestiva allo stesso modo.
Da qui, il primo film "L'Invasione degli Ultracorpi", poi il secondo "Terrore dallo Spazio Profondo", con i critici a giurare che i comunisti non c'entrano nulla: a me sono piaciuti entrambi, idee bellissime, vera fantascienza e non ho visto secondi fini, ma solo il terrore e l'angoscia di avere a che fare con... esseri così.
La prima volta che venni a contatto con i Body Snatchers fu per il film di Don Siegel, in una tv privata, nei remoti anni 70. Fu una folgorazione, perché assorbii in un attimo il senso di angoscia trasmesso da quegli essere ex-umani. Non c'era internet e non era facile documentarsi ma, nel corso degli anni, quelle immagini e quelle sensazioni sono tornate ogni tanto a turbarmi.
Oggi, meglio tardi che mai, ho reperito una copia della prima versione (ne esistono diverse) del libro di Jack Finney, Urania Collezione 004.
Questa storia non ha perso un colpo. Il senso di smarrimento del protagonista è narrato con semplicità e immediatezza. L'Io narrante del protagonista riduce al minimo i dialoghi e ci rende sempre co-protagonisti, quasi fossimo accanto a lui nel tentativo di sfuggire agli spaventosi extra-terrestri.
Ero convinto che la storia fosse una metafora della paura americana dei comunisti (siamo in piena guerra fredda), poi mi avevano convinto del contrario, cioè che quell'interpretazione era frutto di un'errata propaganda. La postfazione in Urania suggerisce una terza ipotesi, mediata.
Personalmente propendo per il mio personale adagio, secondo il quale i libri devono essere letti e i film visti, poi ognuno è libero di trovarvi quello che crede, per cui ritengo questo libro un'ottima lettura, una bella storia di fantascienza e neanche tanto, se la si vede (ben) costruita sulla capacità umana di affrontare i problemi improvvisi, comprese le invasioni aliene, e quindi le proprie paure, crescendo nel tentativo.
Ricordavo almeno due differenti finali, quello consolatorio del primo film e l'altro, per niente, del secondo con Donald Sutherland; non ricordo per nulla il terzo di Abel Ferrara, forse proprio perché meno memorabile.


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