domenica 9 marzo 2014

"Show, don't tell": dimmi cosa è successo!


Molto spesso, per la mia professione, ricevo persone alle quali sono successe le cose più disparate.
Queste si rivolgono, tramite me, alla Pubblica Autorità perché hanno subito qualcosa, nel tentativo o nella speranza
di ottenere una riparazione al torto subito, e ci mancherebbe che non sia così.


Molti di loro possono -forse- pensare di aver allenato la mia capacità di ascolto, ma la gran parte, per non dire tutti, non sa quanto le loro storie hanno contribuito ad affinare la mia capacità narrativa.

Quanta o quale che essa sia (lascio i miei lettori giudicare quanto valga), essa si è senza dubbio forgiata nelle ormai innumerevoli volte in cui ho invitato la persona davanti a me a sedersi e parlare.
"Dica pure", è il mio esordio, nella forma più cordiale che posso, le braccia dietro la schiena, affinché la persona si senta ascoltata e libera di chiedere ciò che ha in mente. Spesso la risposta è "Devo denunciare questa cosa" o "Ho subito il tale fatto"; qualificando tale fatto secondo la loro -spesso- approssimativa interpretazione.

Qui ho presto imparato la prima necessaria distinzione, invitandole a dirmi semplicemente "Cosa è successo", e non a riassumere i loro ricordi, perché le loro parole descriveranno spesso fatti molto diversi.

Un po' come andare dal medico dichiarandogli la malattia e chiedendo la cura prima di essere visitati.
Ho visto versioni cambiare nel breve giro di una lancetta lunga.

Con questa consapevolezza, ottengo subito un quadro esatto della situazione. Non: "Mi hanno rubato il portafogli", ma: "Dopo essere sceso, ho notato la borsa aperta; dentro, il portafogli non era dove l'avevo riposto."; non: "Mi ha picchiato.", ma: "Mi ha colpito con un pugno all'occhio sinistro."

E devo dire che, al contrario di quello che succede in narrativa, nella quotidianità è un metodo molto utile tanto che, una volta compreso, non se ne può fare a meno; un metodo acquisito con la necessità quotidiana di ascoltare, sintetizzare e mettere in condizione chi leggerà quello scritto di comprendere esattamente cosa è successo senza sentirselo riassumere: una libera interpretazione ante-litteram del famoso adagio "Show, Don't Tell", prima regola dello scrittore, che ho dovuto applicare molto prima di sapere cos'era.

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