un tratto direi quasi indispensabile per poter portare qualcosa, se non sempre di nuovo, sicuramente di autonomo; tutto questo considerato, non potevo non incappare nella mia piccola, personale storia di sognatore di storie, in quel geniaccio di Giancarlo Berardi, l'autore, tra l'altro, di Ken Parker.
Nelle storie successive il personaggio si evolveva, fuggendo dal suo senso di colpa, incontrando donne e concedendo camei a illustri colleghi più famosi. Oggi si direbbe cross-over, lo so.
Ma il personaggio era vero, era vivo, e quelle storie lasciavano nostalgia e desiderio di rileggerle dall'inizio, qualche volta sperando che prendessero un'altra piega. Che cos'è se non vita, o immaginario che prende vita?
Chi sa non dimentica la vitalissima Pat o'Shane (riapparsa un secolo dopo in una puntata di Julia), il senatore Ely Donehogawa, il soldato nell'ultimo giorno di servizio, il riscatto della schiava nera Adah, l'incontro con Moby Dick, lo sciopero degli operai a Boston... mi viene voglia di rileggerli tutti! E le copertine lunghe? Un altro regalo di qualità a lettori fedelissimi. E quella frase alla quale avrei pensato più volte nel corso della mia vita peregrina: "In una grande città, un uomo solo è veramente solo."
Giancarlo Berardi ha lottato per far uscire i suoi personaggi non cedendo alle lusinghe del denaro e dell'accomodamento. Tutta la sua carriera ci dice questo. È un autore indipendente fin da quando, ragazzo, scelse per la prima volta che avrebbe imbracciato la penna per dire ciò che aveva da dire e dare il suo contributo all'umanità. Fedele al suo credo, ha lasciato che la sua creatura andasse per la sua strada, augurandosi un felice ritorno come ogni degno padre che attende il suo figliol prodigo. Se questo non è essere indie!
Oggi sappiamo che una nuova edizione sarà presto in edicola, prestissimo, l'11 aprile, e credo proprio che quello stesso ragazzino sognatore e -forse- un po' ingenuo sarà ancora lì, come 37 anni fa.
Leggi questa bella intervista a Giancarlo Berardi
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