My rating: 5 of 5 stars
Due addetti della Commissione di Controllo dei Giudici (una specie di Agenzia del Consiglio Superiore della Magistratura a quanto sembra), composta da impiegati civili senza poteri particolari, è incaricata di verificare un esposto semi-anonimo
sulla corruttela di un giudice in Florida, all'ombra di una ben più grave, spietata e ramificata, quanto celata, organizzazione criminale. Riusciranno, a grave prezzo, nel loro intento.
Sono combattuto a togliere la quinta stella, perché John Grisham ha dato tanto a questo genere e non si può condannarlo più di tanto se non riesce più a stupire come ai vecchi tempi de "Il Socio" o de "Il Rapporto Pelikan".
Sicuramente è migliore degli ultimi precedenti ma non so se significhi un'inversione di tendenza. Dunque la narrazione è tracciata dal misterioso informatore che decide, non si capisce bene perché, di smantellare la ancor più misteriosa Mafia della Costa. I protagonisti non sono avvocati né agenti dell'FBI, anzi, questi hanno ruolo di comprimari se non di deboli caratteristi, e questa è una novità.
A tratti devo dire che mi sembra di non riconoscere la sua penna, come se il libro fosse stato... "giuntato" qua e là da qualche editor, sfiduciato delle capacità del Re del legal thriller, o ghost writer, scrupoloso nell'incarico affidatogli di riempire qualche buco.
Sia come sia, il risultato è una linearità stonata nella narrazione. L'avvocato difensore dei cattivi è lo stesso visto tante altre volte, solo talmente arcigno da non mantenere la promessa e non diventare mai personaggio come i suoi illustri (e riusciti) predecessori. Entra in scena e ne esce senza lasciare un'ombra. Come detto, anche l'informatore, che dovrebbe essere il vero protagonista o perlomeno al centro degli snodi, sbiadisce quando se ne scopre la motivazione.
L'espediente, già (ab)usato recentemente ne "I segreti di Gray Mountain", di uccidere uno dei protagonisti all'improvviso, anche se rappresenta un bello e inatteso colpo di scena, sembra, appunto, solo un modo per ravvivare la trama.
Al contrario del precedente, però, un'anima ce l'ha.
Che altro dire? Anche Omero qualche volta si sbaglia, e possiamo ancora attendere.
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