Un gruppo esiguo di quattro giornalisti investigativi del Boston Globe, Spotlight, è incaricato dal nuovo direttore ebreo di indagare sulla violenza sessuale di un alto prelato cattolico nei confronti di un ragazzo. Tra un sistema colpevolmente connivente e il desiderio di giustizia, scopriranno un pentolone di nefandezze e corruzione. Ispirato a fatti di cronaca.
Sembra un luogo comune affermare che negli Stati Uniti, la patria della libertà e dell'informazione, la stampa sia per definizione un potere di per sé autonomo e costituito.
Non è così, o non completamente, almeno: la stampa è sì libera ma non come dono divino bensì perché tutti i giorni questa libertà viene difesa e combattuta in ogni modo, sempre riconquistata si può dire, in ogni settore della vita quotidiana, forte di un radicamento culturale antico che a sua volta consente a chi vuole battersi di trovare il modo, gli strumenti, l'aiuto necessario dentro e fuori le istituzioni. In un mondo dove chi detiene posizioni di privilegio tende, o rischia, molto spesso di andare oltre, si comprende come questa capacità di azione sia più che mai vitale e necessaria.
Il caso Spotlight ne è l'ennesima dimostrazione, forse di importanza maggiore del Watergate, perché non solo si è trattato di combattere e sopraffare un sistema malavitoso all'interno della Chiesa, ma di vincere ogni resistenza nella adagiata società costituita, influenzata dal sovrapporsi del comune sentimento religioso che vuole anche le persone infallibili e quindi ingiudicabili. Un equivoco suggestionato malignamente dall'autorevolezza del ruolo dei protagonisti, per questo pericolosissimo e molto difficile da superare.
Non so se da noi sarebbe ipotizzabile sollevare una questione del genere: spero proprio di sì, ma immagino che, rivisitando scandali più o meno recenti che hanno coinvolto la Chiesa, le difficoltà culturali e pratiche siano molto maggiori. In questo film, il direttore del Globe resiste alle sottili influenze, agli ammiccamenti, alle pressioni sia per convinzione che per l'endorsement dell'editore: iniziativa, coraggio e un sistema comunque forte, oltre ad alleati che vanno cercati e scovati. C'è sempre chi non è d'accordo.
La domanda nasce spontanea: come reagirebbe il responsabile di una testata nazionale ad una suggerita edulcorazione di uno scandalo dalla prima alla settima pagina?
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