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Michela e Christian sono divenuti, per scelta consapevole, genitori, in tempi diversi, di due bambini colombiani (non sto a definirli con aggettivi scontati: sono bambini, e ne hanno tutte le caratteristiche).
Hanno riportato la loro esperienza prima come cronaca on-the-road grazie anche ai moderni mezzi mediatici; ne hanno poi, in un'epoca dove tutti conservano il futile tutto, anacronisticamente decretato l'oblio cancellando i file. Una scelta, anche questa, consapevole, direi coscienziosa perché decisa fin dall'inizio e poi mantenuta, e che riconosco rispettosa oltremodo di antichi e superati (ma non per tutti) ritmi umani, quando si faceva una foto per le feste e non tutte finivano nell'album, perché non tutte venivano bene.
Ma non tutto è ciò che sembra, neanche l'idolatria, e, pentitisi, si sono rifatti con la puntigliosa seconda parte dell'esperienza, della quale nulla è andato perduto.
È chiaro che nulla è andato perduto, emotivamente s'intende, neanche della prima, restaurata e come una reliquia riportata, e tutto è stato raccolto e raccontato in questo volume.
Il viaggio in Colombia aggiunge colore e folclore a una gioia annunciata, quella dell'arrivo dei piccoli Miguel e Moises, attesi, accolti e amati come in ogni altra coppia di genitori che desidera che la progenie allarghi la propia famiglia.
Michela e Christian non fanno segreto della loro impossibilità di procreare, anzi mettono subito le cose in chiaro: una cosa che sapevano da ben prima di sposarsi. E non ho detto "impossibilità di avere figli", perché Michela e Christian hanno potuto, e potranno, avere tutti i figli che il Padreterno vorrà loro donare.
I due ragazzotti sono lì a dimostrarlo: avevano bisogno di due persone che li accudissero e pensassero a loro, chi può dire il contrario?, fino a consegnarli adulti nel mondo. Non è questo che fanno i genitori?
Potrei capovolgere il discorso: quante coppie generano, ma sono poi incapaci, o inadatte a essere genitori? Sì, ma li hanno fatti loro, qualcuno risponde. Li hanno generati, dico io, ma i figli non sono i loro, ecco il punto. I figli appartengono alla loro vita, ed essere genitore significa prepararli e lasciarli andare.
Quindi...
Michela e Christian avevano appuntamento con Miguel e Moises da quando è stata scritta la storia, così come qualsiasi altra coppia, e stanno dandosi da fare né più né meno di tanti altri, affinché i loro figli siano in grado, presto, di vivere soli e degni tra le mille difficoltà della vita.
Leggere per credere, sulle ali di un entusiasmo contagioso, mai privo di realismo e non immune da dubbi: come tutte le persone ne hanno, come tutti i genitori provano.
Francesco Zampa, autore di Doppio omicidio per il maresciallo Maggio
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