La prima volta che vidi questo film avevo forse quindici anni e potei ridere solo per le battute sull'acqua marrone che usciva dal rubinetto della nuova casa di Isaac, il problematico protagonista. In realtà, dentro di me già avevo percepito delle affinità con alcuni elementi essenziali nella concezione di questa magnifica pellicola.
Prima di tutto, le memorabili melodie di George Gershwin in una superba orchestrazione favoleggiante, ammiccano alla vita sentimentale del protagonista come muse romantiche.
Il bianco e nero aggiunge magia alla magia e le complicazioni sentimentali di Isaac diventano quelle di tutti, cioè di chiunque abbia vissuto e sia stato sconfitto o esaltato dalle sue passioni. I cerebralismi di Isaac nel tentativo di dare una spiegazione a qualsiasi cosa cedono comunque il passo alla sua istintività: ed eccolo litigare con l'amico del cuore per la stessa ragazza per poi tornare a quella di prima, anche se niente potrà più essere com'era. Non c'è argomento di fronte alla forza dell'amore, e tutti nel film obbedisocono solo a questa regola, in barba all'elevata intellettualità mostrata, ricercata e mai eccessiva, perché era proprio questa l'intenzione.
Ovviamente Isaac è ebreo, e fa tutto che nasconderlo anzi sottolinendo la sua superiorità sui cattolici, paragonati ai piccioni nella loro fedeltà.
Questo è l'atto d'amore per Manhattan di Woody Allen, una dichiarazione incondizionata di un'intensità che qualsiasi persona vorrebbe sentirsi fare, è in realtà l'amore che tutti vorremmo dare e sentire al tempo stesso.
Ovviamente Isaac è ebreo, e fa tutto che nasconderlo anzi sottolinendo la sua superiorità sui cattolici, paragonati ai piccioni nella loro fedeltà.
Questo è l'atto d'amore per Manhattan di Woody Allen, una dichiarazione incondizionata di un'intensità che qualsiasi persona vorrebbe sentirsi fare, è in realtà l'amore che tutti vorremmo dare e sentire al tempo stesso.
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