Come fiction è ottima: scenografia, montaggio, musica, dialoghi, sceneggiatura, regia coraggiosa e d'avanguardia, è tutto al top, compreso il Duce che parla direttamente allo spettatore.
Come docufiction un po' meno, perché è troppo romanzata per esserlo.
Benito Amilcare Andrea Mussolini racconta freudianamente se stesso e la sua irresistibile ascesa, e la Storia d’Italia sullo sfondo. Ne viene fuori un tipo sfrontato, astuto, fortunato, opportunista. Trapelano errori madornali di chi lo sottovalutò e di chi pensò di manipolarlo, contribuendo a una carriera accidentale e fortunosa.
Ma Mussolini non era Forrest Gump, la violenza fu autentica e ripetuta, efferata, sanguinaria, e rivelò negli anni successivi tutto il rovescio della sua medaglia.
La questione di fondo è sempre la stessa: si riesce a parlare di Mussolini senza calcare i toni dall'una o dall'altra parte? Che poi l'effetto più immediato è il contrario di quello voluto.
Ricordo un memorabile Rod Steiger nel ruolo ("Mussolini ultimo atto").
Eppure ce ne sono di cose da dire, e bastano e avanzano per capire cosa è stato, e soprattutto dovrebbero bastare per evitare di ripetere certi errori: accondiscendenza, ricerca del consenso invece che del necessario.
Ma tutto il resto era imprevedibile anche ai più ottimisti.
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