«…finora, sembra aver manifestato tre personalità…» Disse padre Karras.
«È uno solo.» Rispose, calmo, padre Merrin.
Questa citazione dovrebbe bastare a mettere i brividi anche a quei pochi, se
esistono, che non hanno mai sentito parlare di questo libro né del film.
A Georgetown, quartiere residenziale di Washington, nel cuore degli anni
settanta, la piccola Regan, figlia della diva del cinema Chris Mac Neil,
manifesta comportamenti insoliti. Ha un amico immaginario, dice alla mamma, un
certo Howdy, con il quale parla di notte. Presto pronuncia frasi sconnesse, poi
parolacce e insulti, in un crescendo che costringe Chris a rivolgersi ai
migliori specialisti, che non riescono però a diagnosticarle nulla. E Regan
peggiora rapidamente. Non dorme, non mangia. È stravolta, bestemmia, urla con
voci che non sono le sue, è aggressiva tanto che sono costretti a legarla al
letto. Fino al sorprendente cambio di passo che rende questa storia credo unica
nel suo genere, l’horror, e magistrale come thriller. I primari riuniti,
impotenti, consigliano Chris di rivolgersi a un esperto di possessioni
diaboliche, sì da provocare l’inversione del processo di autosuggestione del
quale credono possa essere vittima Regan, con motivazioni che non convincono
nessuno. E così, disperata, l’atea Chris si rivolge a una conoscenza
occasionale, padre Karras, un gesuita psichiatra. Gli chiede senza mezze misure
un esorcismo, mentre questi, oltretutto in crisi di vocazione, fa di tutto per
convincerla che siano solo superstizioni. Karras si ricrederà quando non
troverà più spiegazioni plausibili, per quanto improbabili, fino a chiamare in
aiuto l’esperto e anziano padre Merrin. La sua alta e magra figura apparirà
presto in una notte fredda e piovosa, avvolta in un copriabito lungo,
illuminata dalla tremolante e debole luce di un lampione (come comparirà
esattamente in una delle immagini più iconiche della storia del cinema) e, ad
altissimo costo, la storia arriverà a un finale tutt’altro che scontato.
Rifinisce la narrazione la figura dell’ispettore Kinderman, ebreo scettico
con i piedi ben saldi nel mondo reale, ma che non riceve soccorso da questa sua
condizione e, anzi, diventa un campione degli increduli spettatori: i lettori
intendo, del romanzo.
Un romanzo che mantiene intatta la capacità di
terrorizzare a più di cinquant’anni dalla pubblicazione, proprio, come ho
accennato, per la capacità di portare nella vita di oggi una storia incredibile
ribaltando le convinzioni e i ruoli dei protagonisti. Un orrore qui
rappresentato dal diavolo ma ben presente nel mondo e in forme direi più
variegate, efficienti e terribili nella loro normalità, come l’autore ci rammenta
con le citazioni di cronaca all’inizio di ognuna delle parti.
L’ESORCISTA
di William Peter Blatty
Fazi Editore (Darkside), pp. 427, €14,00
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