lunedì 19 agosto 2024

L'esorcista di William Peter Blatty, mia recensione


 

«…finora, sembra aver manifestato tre personalità…» Disse padre Karras.

«È uno solo.» Rispose, calmo, padre Merrin.

Questa citazione dovrebbe bastare a mettere i brividi anche a quei pochi, se esistono, che non hanno mai sentito parlare di questo libro né del film.

A Georgetown, quartiere residenziale di Washington, nel cuore degli anni settanta, la piccola Regan, figlia della diva del cinema Chris Mac Neil, manifesta comportamenti insoliti. Ha un amico immaginario, dice alla mamma, un certo Howdy, con il quale parla di notte. Presto pronuncia frasi sconnesse, poi parolacce e insulti, in un crescendo che costringe Chris a rivolgersi ai migliori specialisti, che non riescono però a diagnosticarle nulla. E Regan peggiora rapidamente. Non dorme, non mangia. È stravolta, bestemmia, urla con voci che non sono le sue, è aggressiva tanto che sono costretti a legarla al letto. Fino al sorprendente cambio di passo che rende questa storia credo unica nel suo genere, l’horror, e magistrale come thriller. I primari riuniti, impotenti, consigliano Chris di rivolgersi a un esperto di possessioni diaboliche, sì da provocare l’inversione del processo di autosuggestione del quale credono possa essere vittima Regan, con motivazioni che non convincono nessuno. E così, disperata, l’atea Chris si rivolge a una conoscenza occasionale, padre Karras, un gesuita psichiatra. Gli chiede senza mezze misure un esorcismo, mentre questi, oltretutto in crisi di vocazione, fa di tutto per convincerla che siano solo superstizioni. Karras si ricrederà quando non troverà più spiegazioni plausibili, per quanto improbabili, fino a chiamare in aiuto l’esperto e anziano padre Merrin. La sua alta e magra figura apparirà presto in una notte fredda e piovosa, avvolta in un copriabito lungo, illuminata dalla tremolante e debole luce di un lampione (come comparirà esattamente in una delle immagini più iconiche della storia del cinema) e, ad altissimo costo, la storia arriverà a un finale tutt’altro che scontato.

Rifinisce la narrazione la figura dell’ispettore Kinderman, ebreo scettico con i piedi ben saldi nel mondo reale, ma che non riceve soccorso da questa sua condizione e, anzi, diventa un campione degli increduli spettatori: i lettori intendo, del romanzo.

Un romanzo che mantiene intatta la capacità di terrorizzare a più di cinquant’anni dalla pubblicazione, proprio, come ho accennato, per la capacità di portare nella vita di oggi una storia incredibile ribaltando le convinzioni e i ruoli dei protagonisti. Un orrore qui rappresentato dal diavolo ma ben presente nel mondo e in forme direi più variegate, efficienti e terribili nella loro normalità, come l’autore ci rammenta con le citazioni di cronaca all’inizio di ognuna delle parti.

 

L’ESORCISTA

di William Peter Blatty

Fazi Editore (Darkside), pp. 427, €14,00

 

 


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