Semplice non significa facile: significa che l'auto-pubblicazione è un'occasione straordinaria per chi ha qualcosa da dire e abbia il coraggio di dirla. Già, perché ci vuole coraggio a mettersi in gioco pubblicamente e bisogna essere preparati a farlo sennò, oltre a gettare al vento l'opportunità, si rischiano figuracce, direi.
E questo è già il primo passo significativo: avere una bella storia da raccontare.
Zippporo Direct Publishing e Amazon KDP si danno la mano, primo e ultimo anello della catena |
Poi bisogna però mettere in opera ciò che si vuole dire: il vostro libro ha bisogno di una confezione perfetta, non ci deve essere un errore, o non più di quelli che trovate in un'opera di John Grisham e Stephen King. La copertina deve essere all'altezza, meglio se un colpo di genio ma una ben fatta può essere sufficiente e il titolo deve essere come battezzare un figlio. Non accontentatevi, tirate fuori il meglio di voi perché solo voi lo conoscete meglio di tutti.
Ma non basta: il libro deve essere scopribile, e per questo vi dovete fidare degli algoritmi di Amazon, che trovano tutto a chi glielo chiede: giallo, ricette o fantascienza, non importa; l'importante è settare bene ogni categoria e piazzare le parole-chiave che lo contraddistinguono al punto giusto.
Finito? Niente affatto: bisogna essere molto attivi sui social network, farsi conoscere, farsi soprattutto una reputazione che parli per voi dei vostri libri e di quello che scrivete, e chi condivide il vostro pensiero, quello che dite e come lo dite, vi troverà, perché vi sta già cercando.
Insomma, Alessio Santarelli, direttore di Kindle Store Europa, ha ben illustrato il profilo del self-publisher: cose che noi abbiamo imparato a conoscere sulla nostra pelle con la nostra esperienza quotidiana ma che fa sempre bene sentirsi ripetere soprattutto da uno dei numero 1 del colosso mondiale del self-publishing, se non altro per sapere che siamo sulla buona strada.
Aggiungo una cosa che nella vita non guasta mai, che può essere chiamata anche coincidenza, casualità, che si dice affianchi gli audaci, e non dico che sia fortuna, ma quella dose di imponderabile che non dipende da noi e che possiamo sola auspicare che accada, dopo che noi abbiamo fatto tutto bene, o tutto al nostro meglio, ma senza la quale ogni impresa è destinata a mille difficoltà se non a cattiva sorte.
Non importa cosa vi dicano o cosa ne pensino gli altri, l'importante è che voi sappiate cosa avete in mente: nessuno può dirvi prima se il vostro libro sarà un successo o meno. E poi, come si misura il successo? Con la qualità? Con le vendite? O con le recensioni dei lettori? Propendo per l'ultima: meglio un autentico Gershwin che un Ravel imitato!
E allora? Non rimane che andare avanti!
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