domenica 10 aprile 2016

Così si cresce, ovvero come sono diventato beta reader

 
Quando Rita Carla Francesca Monticelli mi ha dato la possibilità di fare la mia prima esperienza di beta-reading, oltretutto con il tatto estremo che la contraddistingue, ho avuto un momento di esitazione.
"Ma ne sono in grado?" È stata la prima domanda istintiva.

La risposta non era affatto scontata: una scrittrice esperta (di metodi e meriti) come Carla chiedeva la mia opinione per decidere come pubblicare, o modificare, la sua ultima creatura, Sindrome.
Non era una sfida, perché non vivo nel Far West, ma comunque una bella opportunità. Avevo la possibilità di mettere alla prova la mia capacità di lettore-autore e confrontare le mie opinioni con chi aveva già un bel po' di esperienza, una cosa come alzarsi dalla panchina ed entrare in campo.
Quindi ho accettato con moderato entusiasmo ma convinto che dell'impegno che mi stavo assumendo. Non era un favore che mi stava chiedendo, ma una richiesta di collaborazione, e ciò comporta un'assunzione di responsabilità nei confronti del suo lavoro: non leggere, ma leggere con la tutta l'attenzione in modo da poterle dare anche il minimo suggerimento, purché fosse il massimo che avrei potuto, avendo chiaro che il mio modo di scrivere è solo uno dei tanti e che, fosse solo per questo, non dovevo neanche pensare di voler... riscrivere il suo libro come avrei fatto io.
Qui sorgeva spontanea la domanda tecnica: dire tutto, quasi tutto, distinguere fra le mie opinioni e i suoi desideri, cercare di comprendere il suo modo di essere e di scrivere? Gliel'ho, più o meno, chiesto prima, per non avere dubbi, ed ho avuto un rilassante lasciapassare: "Vai tranquillo, quello che ti viene in mente come lettore è ciò che mi interessa".
In effetti questo mi sentivo di fare, e così ho fatto: inutile discutere di scelte tecniche come il casting, l'ambientazione, lo stile, che appartengono tutti alla sensibilità dell'autore; meglio concentrarsi non tanto sui refusi, che comunque non mancano mai, quanto sull'anima della storia, sulla capacità di aver trasmesso, attraverso i suoi personaggi, quello che lei e solo lei poteva avere in mente. Fatto questo, rimane poco per un Beta: una parola da sostituire o una frase, forse, da rielaborare, come accade in qualsiasi conversazione quotidiana. E l'idea fondamentale che non ci sia nessuno che possa dirti quale storia raccontare, e come farlo, visto che ogni autore è solo e unico nella sua intima fase creativa.
Risultato: un centinaio tra annotazioni ed appunti, la maggior parte veniali e un paio, forse, un po' più sostanziali, nella speranza di averla aiutata almeno una volta, che sarebbe già abbastanza per giustificare... il suo sforzo a esaminare, di nuovo, tutto!
Un piccolo aiuto a chi me l'ha chiesto ma un'iniezione di fiducia per me, che non poteva non responsabilizzarmi, una straordinaria opportunità di crescita: alla fine, è lei che ha fatto un favore a me! Grazie Carla, per la possibilità che mi hai dato.
Alzati che tocca a te: è bello sentirselo dire. Quello che hanno detto a René, ma questa è un'altra storia...

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