Il Liebester Award è il premio ideato per i blog meritevoli di attenzione, con un numero di follower non superiore a duecento.
La partecipazione per i blogger è facoltativa, ma grazie a Giovanni Venturi per aver pensato al mio blog! In effetti mi piace proporre e parlare di argomenti che...
mi piacciono, argomenti che spesso tornano anche nei miei libri.
Ora devo rispondere alle undici domande fattemi da Giovanni:
1. Quale stagione preferisci?
Non ho una preferenza assoluta, perché ognuna mi dà cose particolari. Posso dire che mi piace molto l'autunno, mi invita alla riflessione e al raccolto di frutti più piccoli, ma più saporiti.
2. E quale mezzo?
L'auto solo quando è necessario, altrimenti vado a piedi o di corsa.
3. Il primo libro che hai letto?
Forse Zanna Bianca, ancora ce l'ho.
4. La serie TV preferita?
Preferisco produzioni americane perché sono di qualità irraggiungibile, in larga parte perché si preferisce rimanere a un livello nazional-popolare. C'è l'imbarazzo della scelta ma, se proprio devo, scelgo "True Detective", bella la serie, bello l'intreccio e bella l'intenzione dei produttori, gente di rango come Matthew McConaughey e Woody Harrelson, che non si adagia sul facile successo.
5. Ascolti musica classica?
Non molto spesso, per la verità. Quando lo faccio ho sempre la... Quinta pronta. Il mio autore preferito è comunque George Gershwin, non... protagonista anche nel mio ultimo libro, "Qualcuno che ti protegga", una cui aria si percepisce anche qui nel blog.
6. Qual è il tuo rapporto con l'arte in genere?
Un artista deve saper rendere la sua visione in un modo che tutti possano capirla e arricchirsi scoprendo il suo pensiero. Così si migliora il mondo, altrimenti non serve a nulla e non so neanche se si possa definire arte.
7. Sei mai stato alla National Gallery?
Sì, a luglio scorso. C'è tantissimo da vedere, io mi sono concentrato su Leonardo da Vinci e sugli Impressionisti. A parte questo, c'è l'amarezza nel constatare una volta di più come in Italia potremmo vivere solo organizzando con criterio l'immenso patrimonio culturale, gran parte del quale è relegato in magazzini o comunque giace inutilizzato. Basta dire un'altra gran parte rimpingua i musei di tutto il mondo!
8. Se potessi partire senza problemi, dove andresti?
Magari! Di certo esplorerei il Nord America, un posto dove vedo ancora prospettive illimitate non solo nel paesaggio.
9. Il tuo lavoro è in qualche modo creativo?
Quello di scrittore senz'altro, perché è un vero e proprio lavoro anche se poco retribuito. Il mio... sembrerebbe di no, ma posso garantire che non è così, a partire dalla famosa arte di arrangiarsi: infatti, le carenze materiali, alle quali va istintivamente il pensiero, non sono così... carenti come si crede. La vera difficoltà sta nel riuscire a non adagiarsi mai nelle cose che sembrano uguali a se stesse quando, invece, non lo sono mai.
10. Cosa fai se arriva una critica?
Lì per lì non fa piacere, non lo nego, e subito l'orgoglio s'innalza. Ma è una fase che dura poco: se la critica è ragionata e giusta è un momento di crescita, perché ti fa vedere cose delle quali non ti sei accorto. Mi è successo più di una volta. Diverso è il discorso dei cosiddetti hater, gente che sembra malalingua di professione: credo che si definiscano nei loro scritti, perché chi legge obbiettivamente si rende conto che c'è qualcosa che non va e addirittura si può incuriosire. Mi è successo anche questo. In definitiva possono paradossalmente essere utili! In conclusione, una critica obiettiva e negativa può avere conseguenze demotivanti, ma basta saperne cogliere, come accennavo, gli spunti concreti e andare comunque avanti, perché non esistono critici infallibili e scrittori immuni da critiche.
11. Quando lavori ti piace mangiare in ufficio o preferisci staccare e rilassarti?
Preferirei staccare e uscire, ma non mi è possibile, dato che ho appena mezzora e mi servo della mensa. Il tempo in cui tornavo a casa a pranzo appartiene ormai ai ricordi dell'infanzia tanto che, quando sono a casa, mi piace cucinare nonostante ognuno dei miei familiari abbia abitudini analoghe alle mie.
Ora dovrei scrivere undici cose su di me, ma preferisco non farlo e lasciare che chi legge si faccia la sua opinione.
A questo punto, ecco le mie undici domande:
1. Perché hai sentito il desiderio di iniziare il tuo blog?
2. I ragazzi oggi hanno adattato la lingua ai telefonini: credi sia comunque un'evoluzione?
3. Il libro che sempre ti torna in mente.
4. In che misura accetti le licenze narrative?
5. A casa tua leggono i tuoi libri (da me no)?
6. Hai idea di cambiare completamente genere?
7. Cosa pensi dell'autopubblicazione?
8. Meglio una bella bugia o una brutta verità?
9. Cosa ti piace trovare in una storia ben costruita?
10. Qual è secondo te l'errore più grave per chi scrive?
11. Cosa è fondamentale per te?
Per uscire un po' dal mio solito narrato, segnalo il blog di Concetta D'Orazio, Queste Pagine, che, oltre a parlare di libri e autori emergenti, sa proporre spunti linguistici che interessano non solo chi scrive e legge ma chiunque abbia il solo desiderio di approfondire o confrontare la propria conoscenza.
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