Il sole sorge sul self-publishing |
Quando Nunzia D'Aquale mi ha invitato alla conferenza sul self-publishing che stava organizzando a Roma, non ho esitato un momento e non è stato solo per la sede prestigiosa del Fuis, né per lo sguardo profondo e persuasivo di Margherita Mela nella sua foto del profilo su Facebook, ma per l'autentico e grande impegno di entrambe nell'organizzare un vero incontro di ricerca.
Sapevo del lavoro di Nunzia sui self e avevo capito subito che si trattava di un lavoro serio e competente, ed essere chiamato a testimoniare, oltre che un riconoscimento per quanto fatto finora, era un'occasione di confronto molto importante.
Per sua natura svolto in solitudine, ancor più perché pionieristico (con punte di spirito carbonaro), e perlopiù snobbato dai fratelli maggiori della cosiddetta editoria tradizionale, il self-publishing, o autoproduzione, come da un po' preferisco definirlo, non è in genere considerato a dovere, e la conseguenza immediata è di poter poco esprimere la sua rispettabile opinione nel mondo della narrativa e dell'editoria in genere.
Poco male, ci sarà occasione, dico io: si raggiungono le pari opportunità non con una legge ma con l'impegno quotidiano. Il potere è una cosa che si prende, disse una volta Jock Ewing.
Francesco Zampa |
Le due bravissime organizzatrici hanno presentato e circoscritto gli argomenti, facendo subito capire che non si trattava di un evento fine a se stesso. Con conduzione puntuale e domande mai banali, mostravano tutta l'attenzione necessaria posta e la stessa volontà di capire, non edulcorando affatto gli argomenti più scomodi. E l'argomento scomodo del self ha molte facce ma un solo nome: qualità. Come definirla, chi la definisce soprattutto, e quanti self possano affermare di averne una buona fetta in tasca. Argomenti dibattutissimi, sui quali ogni ospite ha detto la sua da diversi punti di vista: con la teoria, con l'esempio, con l'esperienza.
Il movimento è reale e, forse, è una pratica solo accademica andare a cercare tanti perché mentre Cartagine brucia. Personalmente, come ho già detto e ripetuto in passato, credo sia una straordinaria opportunità offerta dalla rete, una democrazia orizzontale con una possibilità per tutti da usare molto bene, perché il pubblico attende implacabile e non è disposto a perdonare nulla dopo aver tanto concesso.
Jol Oscar e un'attenta platea |
Si è parlato di questioni accessorie come le recensioni false o artificiali, sia pro che contro; e della necessità di una struttura, anche micro ma qualificata, che sostenga e solidifichi lo sforzo creativo dell'autore. Io credo che qualsiasi recensione sia sempre freudiana, cioè che l'intento (mal)celato passi in ogni caso al lettore-acquirente interessato.
Sono altresì convinto che il self 2.0 abbia necessità di un team che lo completi nell'editing prima, e poi, soprattutto, nella promozione e nella distribuzione. Ogni autore è una piccola casa editrice e come imprenditore ha la possibilità, grazie alla rete, di procurarsi i mezzi della produzione dove essi si trovino, al minor costo possibile, rimanendo centrale l'idea della sua attività.
Come in passato ho citato artisti del calibro di John Ford e George Gershwin come indie ante-litteram, è sempre a quel modello di ispirazione che ritorno: autori snobbati dagli intellettuali contemporanei ma che sapevano parlare al cuore del pubblico senza intermediari, spesso rompendo molte consuetudini.
Riccardo Bruni |
Michel Franzoso |
Scrivere per parlare al cuore, come ha sostenuto ieri Michel Franzoso in estrema sintesi, e non per costruire belle frasi ad effetto. Tra parentesi, bella l'idea della vetrina di qualità, che ho a lungo accarezzato. Questo è ciò che percepisce il pubblico. Con genere ed esperienze diversi, su questo erano tutti d'accordo e il concetto è stato ribadito da Jol Oscar. Molto spontaneo, ma non per questo meno l'utile, l'intervento di Fabio Brusa e Andrea Micalone, entrambi sulla necessita di dominare il talento e la spontaneità per presentare un prodotto al grande pubblico.
Anche Riccardo Bruni, campione del self e non solo, è stato molto chiaro sul concetto del dovere della qualità e della necessità di rivolgersi a persone competenti e spietate.
Tutti d'accordo, insomma: ma lasciatemi il vezzo di consegnare lo scettro ideale della competenza e della stringatezza, essenza del pragmatismo anglosassone a cui si ispira, il fondo, tutta l'ideologia self, spetta a Francesco Muratori. E glielo do volentieri, perché i concetti lineari ed efficaci espressi gli sono serviti per pubblicare un ricettario di succhi vegetali per una certa centrifuga che non aveva istruzioni in italiano.
Una funzionalità esemplare e poco intuita del self-publishing, quasi un servizio pubblico.
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