Archangel by Robert Harris
My rating: 5 of 5 stars
perché, a suo dire, ha letto una sua opera e ha deciso di confidargli uno sconvolgente segreto: lui era presente quando Stalin morì, lui assistette al trafugamento di un suo personale, preziosissimo diario. Nei decenni successivi molti, per motivi opposti, cercarono di venirne in possesso ma nessuno ci riuscì e ora Papu vuole consegnarlo a lui.
Siamo nel 1994, la guerra fredda è finita lasciando un'eredità di delitti e solitudini anche peggiori, perché le persone si scoprono private dell'idealismo che le aveva sorrette, più di una religione, per oltre settant'anni. Il "piccolo padre", Josef Stalin, consegnato alla storia come criminale paranoico e sanguinario, è nostalgicamente rimpianto da larga parte della popolazione povera e affamata.
Sullo sfondo della narrazione, tra citazioni e aneddoti, la sua sagoma appare e cresce durante la lettura come una presenza incombente al punto che il lettore, come i protagonisti, perde la convinzione che effettivamente appartenga al passato.
Il finale, a mio parere, non mantiene tanta premessa e non perché non sia imprevedibile e inevitabile, ma non era forse possibile fare diversamente, visto che il georgiano è in effetti morto e sepolto.
Un thriller storico degno di "Fatherland", appassionante e coinvolgente, con puntuali citazioni e notazioni, con un intreccio anche più elaborato pur con l'elaborazione consueta nella penna di questo bravissimo autore: ma si tratta di consuetudine all'eccellenza.
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