Tonitruante e rispettoso ritratto di Winston Churchill, il simbolico salvatore dell'Europa libera dal nome di un piccolo villaggio inglese. Tutti sanno che il Primo Ministro era talmente inviso a Hitler da non volerlo neanche nominare, e non conta quanto fosse avversione istintiva e quanto intuizione politica: aveva ragione su tutto.
Il film è una fedele trasposizione dell'entrata in guerra della Gran Bretagna, l'emblema di come gli Inglesi abbiano resistito contro ogni ragionevole, ma in realtà miope, tentazione di arrendersi a condizioni non dico onorevoli ma almeno dignitose.
Non era possibile arrendersi, secondo Churchill, perché "non si può contrattare con una tigre mentre la tua testa è nella sua bocca", e solo la vittoria doveva essere la conclusione.
La storia è infarcita di aneddoti, dalle citazioni più celebri alle abitudini discutibili o caratteristiche, come l'andare in giro nudo in casa, la predisposizione allo scotch bevuto in continuazione quasi fosse caffè e l'onnipresente sigaro.
Un bel film, degno delle candidature forse più del recente Dunkerque, più cupo ma non meno evocativo.
La Seconda Guerra Mondiale ha ispirato credo la maggior parte della fiction libraria e cinematografica di ogni genere, da quella bellica a quella documentaristica passando per lo spionaggio, il drammatico e il sentimentale, come se quei tragici avvenimenti riassumessero in sé tutti i sentimenti che lasciano i fruitori affascinati e coinvolti, quasi che veramente il Male e il Bene si fossero infine là scontrati, e il secondo abbia infine prevalso: ma è ovvio che solo chi non li ha vissuti può percepire in questo modo quella tragedia assoluta.
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