Volentieri ospito Davide per la seconda volta. Lasciato, si spera per il momento, i toni cupi della catastrofe, esplora con la stessa sagacia anche i meandri dei sentimenti.
UN FIORE SEMPRE FRESCO
Dove mi trovo?
AH!
Sono in cima a un castello di pietra, su una collina
da cui inizia a colare fango verso valle come un fiume in piena. Trema tutto,
dalle fondamenta profonde nella terra, ai rosoni che circondano questa strana
struttura dal colore tenue, fino alle alte torri di guardia, dove l’armatura di
soldati immobili scintilla. Fatico a reggermi in piedi mentre loro scrutano l’orizzonte,
sebbene ci sia ben poco da guardare, niente tramonti o albe, che tanti cuori
muovono.
Il castello comincia a scivolare senza frantumarsi in
milioni di pezzetti, verso una immensa voragine che si è aperta ai piedi di
questa collina. La terra sotto si è fermata.
Mi guardo attorno, da dietro i merli, e le guardie
sono sparite. Lo sapevo, maledette: nessuno sano porta armature di metallo con
questo caldo!
Il castello scivola, scivola, scivola inesorabile.
Risuona in testa “Drin
drin bring the peace in my soul”, o qualcosa del genere. Le mie palpebre
pesano troppo, ma so che il telefono è sul comodino. Allungo il braccio, spengo
la lira che soavemente mi ha salvato da una orribile morte in una strana buca
nel terreno.
Sono molto felice e non perché mi sono salvato. Oggi è IL giorno. Dopo tanto fidanzamento, sette anni fa, mi sono sposato con
una donna che amo moltissimo, che dorme proprio qui a fianc... Non c’è!
Sembrerà strano, ma giuro che ieri sera ci siamo
lasciati per dormire. Lei ha chiuso i suoi occhioni marroni tra i suoi lunghi
capelli scuri, proprio davanti a me, con le sottili labbra inarcate verso
l'alto. Sono rimasto a guardarla. Con lievi sospiri, lentamente gonfiava e rilassava
il suo petto, almeno fino a quando sono crollato anch’io.
Sarà uscita.
Sbadiglio, ho prurito dappertutto ma tanto vale alzarsi, ormai. Tolgo il pigiama.
Lavata, maglietta, pantaloni, scarpe. Lascio la camera e vado in cucina.
C’è un bigliettino tutto rovinato:
“Sono dovuta
andare al lavoro, mi dispiace tantissimo! Stasera sarà la nostra serata! Ti amo
:*”
Si fa ancora desiderare la bella. Ne approfitterò per pensare a qualcosa di speciale.
Esco. Il sole scotta come nel mio sogno. La macchina
non vuole partire per chissà quale motivo, nonostante la mia notevole
insistenza e le mie maledizioni verso chi l'ha costruita e/o progettata. È vecchia
ma, alla fine, va in moto. Trovo parcheggio vicino al fioraio. Ad ogni serata
romantica che si rispetti, una rosa non può mancare. È la firma d'amore. Scendo
dall’auto. Con passo spedito vado dritto alla mia meta, fino a quando non mi
accorgo di essere osservato.
Il nostro è un piccolo paese. È normale che tutti si
conoscano almeno di vista. Dai sessant’anni circa sei in grado di redigere una
biografia più o meno completa di quasi ogni abitante. Non è normale, però, che
a volte la gente mi guardi in modo strano. I loro occhi si fanno cupi, altri
addirittura evitano il mio sguardo. Sembra che vogliano dirmi qualcosa e,
occasionalmente, sono io a insistere. A quel punto rimangono di sasso e ripiegano
su qualche argomento di scorta, di quelli che tiri fuori col parente che vedi
una volta ogni due anni. Ma non ho tempo da perdere.
Un attimo prima di entrare, controllo il telefono. C’è
un messaggio vocale. Da brava persona succube nella tecnologia di questi anni,
mi blocco perfettamente all’entrata per ascoltarlo. Amore, ricordati che ti amo! Quando si cresce, diventa sempre più
difficile sentirsi felici, ma ci sono alcune piccole cose che hanno il potere
di rimandarti a quando eri bambino, a quando ti bastava un bacio della mamma
per stare in pace con te stesso e col mondo. Ora non c’è la mamma, c’è lei.
Oggi è un giorno speciale! Le prenderò uno di quei
fiori che adora, colti direttamente dalla terra, bianchi, alti e che sembrano
sempre freschi grazie a non so quale principio biochimico!
Torno alla macchina. Sono così impaziente di vederla
sorridere che mi metto a correre. Apro la portiera, salgo e... la vedo! È a
qualche decina di metri, svoltato l’angolo! Che
ci fa qui? Il cuore batte. Le corro dietro e di nuovo la vedo. Ma è solo
per un secondo, perché svolta di nuovo. Corro più forte. Il respiro diviene affannoso,
da circa un anno non faccio attività sportiva. Sudo. Continuo a vederla sparire
a ogni vicoletto. Corro, corro, corro. Voglio vederla, abbracciarla e dirle che
l’amo.
Sono esausto, mi stai facendo qualche
strano scherzo. Non ti darò corda!
Mi siedo su una panchina lì vicino. Senza rendermi
conto, sono arrivato a una terrazzina che si affaccia su tutta la valle ai
piedi di questo nostro paese di montagna. Il vento mi avvolge. Sento la sua
voce e lo scorrere dei fiumi. Il sole si è fatto tiepido e si sta nascondendo
dietro l’orizzonte. Inspiro ed espiro. Di nuovo. È bello qua.
La terrazzina si affaccia su uno strapiombo di una
decina di metri. In fondo ci sono per lo più pietre. Una volta non c’erano
molte protezioni e questo è il motivo per cui legati a un lampione, c’è un
mazzo di fiori bianchi, lunghi e sempre freschi.
Dicono che fosse una gran brava e bella ragazza, e che
nessuno sappia perché l’abbia fatto.
Riprendo il telefono dalla tasca, lo sblocco e
riguardo il suo messaggio: è di un anno fa.
Amore, ricordati che ti amo.
Nessuno sa perché l'abbia fatto. Neppure io.
1 commento:
Grazie mille! :D
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